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Una voce che fa salti acrobatici

Ci troviamo al Bunker, luogo che ospita le prove e le rappresentazioni di CircoInCanto. Al termine di una mattinata di prove di regia io ed il regista, Roberto Magro, usciamo dallo spazio Flic per scambiare due parole sul suo lavoro e soprattutto sull’opera circense che stiamo preparando!

Il regista Roberto Magro durante le prove di scena di CircoInCanto

Come nasce la sua passione per il teatro e per il circo? La mia passione per il teatro nasce quando ero molto giovane, infatti spesso mi trovavo a far ridere e a creare piccoli spettacoli al mio paese, dove ero sempre protagonista e regista, appunto per far divertire tutti. Da lì in molti hanno cominciato a dirmi: ‘Ma tu sei un clown! Sei fatto per fare il clown!’. Ho preso la cosa seriamente e ho iniziato a studiare per questo. Inizialmente ho fatto l’Accademia di Commedia dell'Arte, successivamente, invece, ho frequentato lascuola Nazionale di Circo a Parigi, dove mi sono innamorato del circo contemporaneo. Da qui in poi ho cercato di fondere le due parti fondamentali del corpo scenico acrobatico: la parte legata ad una forte presenza fisica acrobatica e quella relativa alla presenza attoriale.

Per quanto riguarda il mestiere di regista, ha iniziato fin da subito ad approcciarsi a questa professione? In realtà no, è una cosa che probabilmente avevo dentro, però la prima parte della mia carriera è stata in scena, quindi nasco innanzitutto come attore, clown e attore di circo. La passione per la regia è nata proprio dal cercare di stare sempre vicino ai registi con i quali lavoravo e cercare di apprendere da loro i segreti del mestiere. Mi affascinava moltissimo vedere le prove, come dirigevano me ed i miei compagni. Anche accompagnando altri registi, mi incuriosiva molto andare a vedere le prove di altri spettacoli, proprio per vedere come un regista organizzava i tempiscenici, che tipo di rapporto creava con gli artisti di circo in base anche al tipo di PS [Produzione Scenica] che doveva realizzare. In realtàla passione per la regia è arrivataquando già ero in scena e ho cominciato a lavorare con registi importanti.


So che ha anche insegnato ad attori circensi, cosa cerca di tramandare tramite il suoparticolare insegnamento? L'insegnamento, cioè la parte pedagogica, è un per me una parte molto importante. Per me l'obiettivo è quello di trasmettere non solo un sapere ma trasmettere un'arte, basata sulla sensibilità, per me insegnare significa principalmente condividere, con i ragazzi e le ragazze con i quali lavoro, una sensibilità per il palcoscenico, per il circo, per il teatro e per il rapporto con lo spettatore. È interessante perché iniziai proprio qui a Torino a dare i miei primi corsi, poi da lì è diventato proprio un lavoro che mi ha portato e che mi porta ancora in giro per il mondo a insegnare un metodo specifico. Questo metodo si chiama ‘i sette fili invisibili’ che corrispondono a i 7 vettori che uniscono l'attore all'oggetto e allo spettatore che sono lo spazio, il tempo, le dimensioni, le linee del corpo, la texture, i livelli ed il ritmo.

Parliamo invece del progetto di CircoInCanto, come nasce l’idea di questa particolare opera circense? CircoInCanto nasce in realtà da un desiderio del compositore e direttore d'orchestra francese Simon Thierrée, con il quale collaboro da circa vent'anni. Infatti, io ed il maestro abbiamo inizialmente anche condiviso la scena assieme, quando eravamo più giovani, ed è lui che scrive le musiche per gli spettacoli che dirigo. Quindi da questo rapporto di amicizia e di collaborazione artistica nasce questo progetto. Quando Simon mi ha detto per la prima volta che gli sarebbe piaciuto provare a scrivere un'opera circense gli ho subito detto che la trovavo una bellissima idea e che quando l’avrebbe scritta l’avrei accompagnato e aiutato nella regia. CircoInCanto nasce dunque dal desiderio di Simon Thierrée di comporre un'opera per coro, orchestra e attori di circo. Successivamente è stato proposto il progetto alla scuola Flic e a voi.

Durante le prove che abbiamo fatto è molto evidente l'importanza che lei dà all'unione tra le due realtà dell’opera e del circo a livello scenico. È stato complicato ideare un modo per unire questi due mondi che non si erano mai incrociati in questo modo?

Complicato no, nel senso che per me è tutto un gioco, però è complesso. Allora: complicato per me simboleggia qualcosa di difficile e per me non è difficile, però è complesso perché bisogna unire diverse forze in campo. C'è la presenza fisica, la presenza della musica, la presenza degli oggetti e la presenza dell'impianto scenografico. La complessità sta nell’unire questi quattro elementi senza mai far sì che lo spettatore distingua in modo netto un momentodi circo da un momentodi canto o da un momento teatralema l'obiettivo che ho da sempre è fondere le forze in campo per far sì che lo spettatore un po' si perda.

Quello che mi piace soprattutto del lavoro che stanno facendo è che lo spettatore delle volte non sa chi è la corista, non sa chi è l'acrobata…e questo per me è molto importante, destabilizzare un po' lo spettatore, spostare il suo sguardocostantemente per destabilizzare.


C’è l’intenzione di riproporre l’unione tra musica classica e circo all’interno dei suoi progetti futuri?

Si, certo! Già altre volte ho lavorato con cantanti dell'opera e mi è sempre piaciuto, quindi sicuramente è una cosa che continuerò a fare. In particolar modo perché a me quello che affascina tantissimo in voi cantanti è che voi avete tutto quello che noi non abbiamo, principalmente una voce che mi emoziona, una voce che fa dei salti acrobatici quando passate da un’ottava all'altra in un modo incredibile.

Quindi essendo molto attratto dal canto e dalla voce, in modo particolare dall'opera e dal coro, sicuramente porterò avanti questa unione.


di Margherita Derossi

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