top of page
  • Immagine del redattorePolimnia

Dopo essermi totalmente innamorato

Aggiornamento: 22 dic 2022

Salve a tutti! In occasione del debutto di “CircoInCanto”, opera circense per coro e orchestra, vi lasciamo in anteprima l’intervista ad un personaggio che è stato fondamentale nella realizzazione del progetto in cui siamo coinvolte: Simon Thierrée, compositore dell'opera stessa nonché direttore d’orchestra.

Simon nasce nel 1980, inizia a suonare il violino all’età di cinque anni e nel 1997 si diploma al Conservatoire National de Musique de Rennes in Educazione Musicale, Violino e Composizione. Successivamente seguirà una formazione Jazz con Pierre Blanchard (violino) per poi diplomarsi nel 2020 come direttore d’orchestra al Conservatorio Reale di Bruxelles.

Dopo alcune esperienze come violinista professionista e insegnante, si è dedicato alla composizione e interpretazione di musiche per il palcoscenico in varie compagnie circensi e di danzatori contemporanei come i “Les Slovaks”.

Ora Simon sta sviluppando il suo repertorio musicale come compositore di musica per spettacoli teatrali e opere cinematografiche: al suo attivo contiamo, infatti, più di 40 creazioni musicali per rappresentazioni teatrali, in vari stili e per strumentazione che va dai solisti all'orchestra sinfonica, e una serie consistente di produzioni di colonne sonore per corto e lungometraggi, documentari e spot pubblicitari.

Di seguito ecco alcune domande che siamo riuscite a strappargli in una pausa tra una prova d’assieme e l’altra…

 


Simon Thierrée

Qual è la sua definizione di musica? Cos’è per lei?

Mi state ponendo una domanda molto difficile. Beh, in poche parole la musica è la mia vita! Non è solo il mio lavoro, è un qualcosa che è parte integrante delle mie giornate fin da quando ero bambino. Per me rappresenta il linguaggio universale per eccellenza: nello stesso istante vengono fusi insieme tramite suoni e intensità l’idea del compositore, quella del musicista che la sta praticando e infine ciò che coglie l’ascoltatore. La musica è tanto universale e generale, quanto particolare e specifica: ciascuno di noi può darle un valore personale, nonostante sia già tutto scritto. Inoltre, credo valga un po’ per tutti i musicisti, io le associo anche un vero e proprio ruolo psicoterapeutico gratuito, è come se fosse a mia disposizione per esorcizzare le mie emozioni e i miei pensieri.


Come definisce il suo modo di scrivere musica? Si ispira a qualcuno?

Dipende dal tipo di progetto che mi viene presentato. Se si tratta di una composizione libera mi lascio trasportare direttamente dalle mie emozioni e dalle sensazioni che ho al momento, ma lavorando nel mondo del teatro, del cinema e del circo, non è raro che io riceva richieste specifiche sulle composizioni che devo realizzare. Sono un artista e un musicista, e a questo proposito il mio compito è quello di dar voce, o per meglio dire, una colonna sonora a ciò che il pubblico vede rappresentarsi davanti. Le immagini visive che vengono a crearsi e le azioni svolte sul palcoscenico, danno vita a una storia e a un pensiero e devono essere accompagnate coerentemente con i suoni che invece sono percepiti dall’orecchio: la melodia agisce sull’inconscio e contribuisce a livello emotivo e sensitivo alla totale comprensione dell’idea che si vuole trasmettere.


Come si è avvicinato al mondo dell’arte circense?

All’età di 18 anni sono venuto a sapere da un amico che un direttore di un circo stava mettendo su un gruppo musicale per accompagnare i loro numeri circensi e i loro spettacoli. “LesOiseaux Fous”… si chiamavano gli uccelli pazzi, avevano in programma anche l’organizzazione di una tournèe in Scandinavia. Come potevo rifiutare? Ero giovanissimo e mi si presentava davanti un’occasione più unica che rara, dove avrei potuto sperimentare, viaggiare e crescere artisticamente. Questa esperienza mi ha stravolto la vita, ho lasciato tutto e tutti e sono partito alla scoperta dell’ignoto. Inizialmente pensavo sarei rimasto con loro solo qualche mese, e invece una volta entrato a far parte di questa grande famiglia, non ne sono più uscito e ho iniziato a girare il mondo facendo quello che più mi piaceva fare: comporre ed esibirmi come artista.


Da dove è partita l’idea di CircoInCanto?

L’ispirazione per questo progetto parte dalla volontà di scrivere un’opera-circo. Siamo partiti direttamente dall’analisi concreta della raccolta “Il colombre e altri Cinquanta Racconti” detta anche “La K”, dello scrittore italiano Dino Buzzati, pubblicata a Milano nel 1966. Si tratta per la maggior parte di racconti appartenenti al genere fantastico e noi ne abbiamo selezionati alcuni tra i più significativi. Nell’opera ritroverete uniti insieme musicalmente e registicamente cinque di questi racconti: ‘La k’, ‘La Creazione’, ‘Umiltà’, ‘L’uovo’ e ‘Ragazza che precipita’. Per quanto riguarda la partitura musicale ho optato per adottare un’orchestra da camera e un coro femminile e ho composto in base alla percezione d’immagine e visione che avevo leggendo la stesura delle pagine dell’adattazione del libretto realizzata da Flavio D’Andrea.

 

Generi musicali ai quali si senti affine?

Nasco dalla musica classica e cresco con gli insegnamenti ricevuti da essa. Mi sono avvicinato al violino da piccolo, dopo essermi totalmente innamorato sentendo la registrazione delle sonate perviolino di Brahms di Itzhak Perlman e Vladimir Ashkenazy. Grazie ai viaggi in tournèe con il circo e grazie alle realtà diverse alle quali ero esposto in un ambiente così polivalente, ho potuto sperimentare molto e sono entrato a stretto contatto con la musica popolare, in particolare quella dell’est Europa, che non solo è andata ad arricchire il mio bagaglio personale culturale, ma è diventata parte integrante del mio modo di comporre musica.


Quali consigli darebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua strada?

Non mi sento in diritto di dare consigli ad altri. Io stesso mi ritengo in continua evoluzione e crescita: non si è mai troppo vecchi per imparare! Io stesso richiedo spesso consigli a chi ne sa più di me e ha più esperienza. Mi sento di dire solamente che, nel momento in cui qualcuno trova interesse in qualcosa, debba fare di tutto per perseguire il suo obiettivo, senza aver paura del futuro e della prospettiva lavorativa che ne consegue. Anzi credo che si debba investire più possibile tempo e impegno per far sì che la propria passione possa essere alimentata e soddisfatta e, perché no, possa diventare anche la propria occupazione di vita, come nel mio caso.


di Beatrice Cozzula e Bianca Marie Cardillo

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page