top of page
  • Immagine del redattorePolimnia

Un'amicizia...interessante


Richard Wagner e Friedrich Nietzsche

Probabilmente leggendo i miei articoli avrete capito che il mio periodo musicale d’elezione è quello classico romantico, ma se l’ultima volta ci siamo occupati di gossip beethoveniani, oggi vorrei parlarvi di qualcuno che da Beethoven trasse ispirazione e che in lui vide una tappa fondamentale per la nascita della musica romantica: Wagner.

Proprio quando un nuovo periodo della storia della musica incominciava a muovere i primi passi, la precedente estetica classica (anche se già certamente non unitaria) iniziò a evolversi lacerandosi in due tendenze opposte e antitetiche: una che privilegiava la musica “assoluta”, l’altra che propendeva per quella “a programma”. Di quest’ultima fazione fanno parte, ad esempio, Listz e Wagner[1]: il primo fu l’inventore del poema sinfonico e il secondo portò avanti l’idea dell’opera d’arte totale. Alla base di entrambe le concezioni si può ritrovare un unico presupposto: la perfezione di una sola arte non potrebbe mai eguagliare quella dell’insieme delle arti.

Per la storia della musica è estremamente interessante l’elaborazione wagneriana dell’idée fixe di Berlioz. L’intuizione di collegare, infatti, una tema musicale a un elemento extra-musicale (per Berlioz l’immagine della donna amata) diventerà la cifra stilistica di Wagner e rivoluzionerà il modo di comporre la musica nel mondo occidentale. L’intuizione sta nel fatto che, con questo procedimento, vengano a crearsi quasi due libretti paralleli, semplicemente veicolati da due mezzi espressivi diversi: l’uno più “accessibile” e autoevidente trasmesso attraverso la parola e uno ben più misterioso e complesso da cogliere (se non si ha l’occasione di studiare la partitura a fondo) narrato dalla musica che, talvolta, arriva perfino a tradire le vere intenzioni dei personaggi dietro espressioni menzognere o ad anticipare avvenimenti con una sorta di ironia tragica che instaura una serie di rimandi e collegamenti all’interno dell’opera. Se alla parola è permesso mentire e sbagliare, alla musica viene affidato un valore quasi profetico e intrinsecamente veritiero.

I Leitmotive o Grundthemen però non sono soltanto rappresentazioni sonore più o meno didascaliche di un personaggio, oggetto o stato emotivo come si potrebbe pensare, ma sono essi stessi personaggi. Non vengono riproposti ogni volta identici, ma cambiano come veri organismi viventi, subendo l’influenza delle circostanze e degli altri temi che vengono loro associati di volta in volta.

Si può dire che le radici del pensiero filosofico, musicale ed estetico di Wagner affondino in quello di Schopenhauer e proprio sulla predilezione per questo filosofo, all’epoca poco conosciuto, si fonda anche l’importantissima amicizia con Nietzsche. Il loro era un rapporto quasi padre-figlio[2], il giovane filosofo e musicista mancato[3] aveva una vera adorazione per il grande musicista e filosofo mancato. Nietzsche aveva sempre coltivato l’ambizione di diventare musicista e aveva ereditato dal padre un notevole talento nell’improvvisazione, talento che Liszt riteneva perfino superiore a quello di Wagner. Il grande musicista tedesco influenzò tanto il filosofo da essere “la persona che compare più spesso di chiunque altro negli scritti di Nietzsche, più di Cristo, Socrate o Goethe”[4]. Quale operista migliore per un giovane filologo di colui che aveva come punto di riferimento la tragedia antica (intesa come perfetta sintesi di tutte le arti) anche se calata nel mondo della mitologia nordica? Eppure, proprio sulla visione della musica, della vita e, in ultima istanza, della religione, naufragò questo rapporto. Se per Wagner, infatti, la musica rappresentava il punto d’incontro di tutte le arti, per Nietzsche ne era il lievito. L’ispirazione dionisiaca tipica della musica, secondo quest’ultimo, precede e domina quella apollinea, ma un giorno Apollo finirà “col parlare il linguaggio di Dioniso” [5]. Inoltre, la visione pessimistica, mortificatrice dell’essere umano in quanto corpo, tipica della filosofia schopenhaueriana e, soprattutto, dell’ultimo Wagner, nel Nietzsche maturo cozza fortemente con la glorificazione dello spirito dionisiaco. Il filosofo, infatti, afferma: “sia Wagner che Schopenhauer […] negano la vita; la calunniano e con ciò essi sono i miei antipodi”[6] poiché “la vendetta sulla vita stessa – è questa la più voluttuosa specie d’ebrietà per tali esseri immiseriti!”. Il filosofo vedeva soprattutto nel Parsifal, nella sua predicazione della castità, un affronto alla vita stessa, un istigamento alla negazione della natura, perfino un attentato all’eticità. Tutto questo senza contare il riavvicinamento degli ultimi anni, sempre con il Parsifal, alla sfera religiosa da parte di Wagner: “da quando Wagner venne in Germania, accondiscese poco per volta a tutto ciò che io disprezzo – perfino all’antisemitismo […] all’improvviso Richard Wagner […] si prosternò, derelitto e a brandelli, dinanzi alla croce cristiana”.

E per colui che predicava la morte di Dio non poteva esserci affronto peggiore.


di Carlotta Petruccioli



[1] Agli interessantissimi rapporti personali di entrambi e ai gossip che li coinvolgono dovrò dedicare un altro articolo…meritano davvero! [2] A proposito del rapporto personale tra Nietzsche e Wagner: Sue Prideaux, Io sono dinamite, Utet, Torino 2019 [3] Si possono trovare alcune incisioni delle composizioni per pianoforte di Nietzsche…il valore è più che altro storico e sociologico, non tanto musicale, per quanto siano comunque composizioni piacevoli all’ascolto [4] Sue Prideaux, Io sono dinamite, Utet, Torino 2019 [5] Enrico Fubini, Estetica della Musica, Il Mulino, Bologna 2018 [6] Friedrich Nietzsche, Scritti su Wagner – Nietzsche contra Wagner, Adelphi, Milano 1979; seguono due citazioni dallo stesso testo

25 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page