top of page
  • Immagine del redattorePolimnia

Sproposito musicale


Come Marcello Tanca nel suo libro Geografia e fiction[1] a proposito del Flauto Magico, vorrei oggi gettare uno sguardo sulle modalità con cui la geografia ha “forgiato” i Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij.

Per prima cosa, però, è indispensabile renderci conto di quale fosse il panorama musicale della seconda metà dell’Ottocento. In questo periodo nascono le cosiddette scuole nazionali, in contrasto con lo strapotere dei musicisti italiani, tedeschi e francesi. In Russia, nei Paesi del nord, in Inghilterra, nella penisola balcanica e negli Stati Uniti alcuni musicisti professionisti (e non) incominciano a rivalutare il patrimonio musicale popolare nazionale, opponendosi così all'accademismo imperante, frutto di tradizioni musicali d'importazione.

La scuola nazionale russa è, forse, tra le più note e i suoi maggiori esponenti sono senz'altro i componenti del celeberrimo Gruppo dei cinque: Balakirev, Kjui, Musorgskij, Borodin, Rimskij-Korsakov[2]. Fondamento della loro estetica era il desiderio di valorizzare quel patrimonio culturale (e musicale) che era stato abbandonato e soffocato, ma che continuava a essere parte integrante dell'identità russa. Seguendo la strada tracciata in precedenza da Glinka con la sua opera basata su fiabe tradizionali e non più su libretti europei, scelsero di inserire nelle loro composizioni pagine che richiamassero i canti popolari e religiosi russi. Esempio principe di questo tipo di operazione compositiva è l'opera di Musorgskij Boris Godunov, in cui il coro e i solisti sfruttano, come mezzo espressivo principale, i tratti vocali tipici delle omelie ortodosse. Musorgskij si attiene a questa visione estetica anche nei Quadri e lo fa fin dalle prime note quando, nella celeberrima Promenade, adotta uno stile tipico della coralità responsoriale monodica, in cui intuiamo perfino la sottintesa sillabazione della parola[3].

Prima di passare all’analisi geografica aggiungiamo un cenno alla genesi di questa meravigliosa pagina musorgskijana. I Quadri di un’esposizione nascono come suite per pianoforte per onorare il ricordo dell’amico e pittore Victor Hartmann in occasione di una mostra dei suoi bozzetti. Dopo essere stati revisionati da Rimskij-Korsakov, i Quadri furono orchestrati da Ravel e, sicuramente, è in questa veste che hanno raggiunto le vette della popolarità.

Quante altre cose ci sarebbero da dire, ma passiamo ora a osservare come la geografia venga rappresentata musicalmente all'interno di questa suite.

La forma più evidente è il fatto che ognuno dei quadri musicati abbia un contenuto geografico, il mercato di Limoges, le catacombe, un vecchio castello romantico, un carro tipico della Polonia, le porte di Kiev. Di volta in volta la musica tenderà a simulare la folla intenta a fare acquisti e spettegolare, la luce che spettrale viene riflessa dai teschi che ricoprono le pareti e l'eco dei passi dei visitatori nei tunnel, l'atmosfera brumosa e romantica attorno al castello (disturbata solo da un menestrello), l'andamento zoppicante delle enormi ruote di legno che incespicano su un sentiero pietroso, l'imponenza e la maestosità di porte (mai realizzate), con tanto di scampanio e presenza di cantilenanti monaci.

Ciò che può essere davvero interessante, però, è un piccolo dettaglio nascosto ai più. Musorgskij e Rimskij-Korsakov furono grandi amici e si racconta che spesso discutessero tra loro delle loro ultime composizioni (abbiamo, inoltre, già visto che Nicolaj era solito revisionare i lavori del suo amico che, a differenza sua, ricordiamolo, era un amatore e non un compositore professionista). Ecco, infatti, cosa scrive Riesemann: “qui nacquero senza dubbio quelle prime elaborazioni a cui Rimskij-Korsakov sottopose la musica del suo geniale amico […] Ne daremo un esempio: Rimskij-Korsakov era dotato di una finezza di sentire quasi morbosa per quel che riguardava i toni: ogni tono, secondo lui, aveva un carattere così ben definito che l'applicazione di un tono a un concetto a parer suo discordante lo rendeva furibondo. Mi bemolle Maggiore, per esempio, era per lui il tono della città, delle fortezze. Nella lezione di geografia del Boris, il Godunov, davanti alla carta della Russia, dice: “Con uno sguardo, quasi a volo di uccello, puoi vedere tutto l'impero: i confini, i fiumi, le città”. Sulle ultime tre parole, col tremolo dell'orchestra, cadono gli accordi di La Maggiore, sol minore e Mi bemolle Maggiore. Rimskij-Korsakov a proposito dell'episodio narra: “Musorgskij con quella musica, aveva messo la parola città prima della parola fiumi, il che mi irritava in sommo grado perché, a mio giudizio, l'accordo in Mi bemolle Maggiore non era al suo posto. Pregai allora Musorgskij di spostare i vocaboli del testo, sicché la voce città coincidesse con l'ultimo accordo". D'altronde, aggiungeva, Musorgskij stesso era troppo dotato del senso del colorito musicale per fare uno sproposito del genere”. Il fatto che il brano Limoges e quello della porta di Kiev (gli unici due in tutto il ciclo che abbiano uno sfondo urbano) siano anche gli unici brani impostati in mi bemolle maggiore sembra non essere affatto una coincidenza. Che il commento dell'amico avesse lasciato un segno? Oppure, in effetti, anche a Modest, non solo a Nicolaj, sembrava uno “sproposito” associare una qualsiasi altra tonalità all'immagine di città?


[1] Geografia e fiction. Opera, film, cartone e fumetto, Marcello Tanca, Franco Angeli, 2020 [2] Eccezion fatta per quest'ultimo, gli altri erano tutti musicisti per passione, non dei professionisti formatisi in Conservatorio (ad esempio Borodin era chimico e Kjui ingegnere) [3] nei portati segnati nella parte “a solo” e nella struttura ritmica fortemente irregolare


di Carlotta Petruccioli

18 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page