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Istinto di libertà

Jamais Carmen ne cédera! Libre elle est née et libre elle mourra!

La musica è un linguaggio universale. Attraverso essa è possibile arrivare a pizzicare quelle emozioni già presenti dentro di noi, ma che spesso non riusciamo a far risuonare.

E’ questo che ha ispirato Georges Bizet, quando decise di musicare la famosissima Carmen – su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy – cercando di rimanere fedele al personaggio descritto da Prosper Merimée nella sua omonima novella. G. Bizet cerca di rendere musica quello che è lo slancio vitale di Carmen, la sua passione per la libertà e il rispetto verso se stessa che la rende, ancora oggi, unica e moderna.

Carmen, acquarello di Prosper Merimée che illustra la sua novella

Come accennato poc’anzi, la figura di Carmen nasce dalla penna di Prosper Merimée (1803-1870), scrittore e archeologo della Francia post-rivoluzionaria, affascinato dal mistero e dal dramma psicologico. Egli ambientava le sue opere spesso fuori dal confine francese, piuttosto in ambienti esotici, ma comunque adatti alla sua visione del mondo di tipo bohémien. Durante uno dei suoi viaggi in Spagna, nel 1830, conosce il conte Montijo Cipriano de Palafox y Portocarrero de Guzmán. Dalla sua consorte, nota come Eugenia de Montijo, lo scrittore apprende un racconto che poi si trasformerà nell’innovativa Carmen. E’ così che nel 1845 viene pubblicata la sua novella, da cui G. Bizet trasse la sua opera poi nel 1875.

P. Merimée racconta i fatti come se gli fossero realmente accaduti durante il suo viaggio in Spagna e divide la novella in quattro parti:

1. La prima parte si concentra sulla figura di Don José, un bandito che il narratore incontra casualmente durante il viaggio e per cui prova un’istintiva amicizia.

2. Continuando il suo viaggio a Cordova, il narratore incontra la zingara Carmen che gli predice la sorte. Dopo diversi mesi, egli scopre che Don José verrà giustiziato il giorno successivo, per questo va a fargli visita e ascolta il racconto della sua vita.

3. Il vero nome di Don José è José Lizarrabengoa. In passato uccide un uomo per futili motivi ed è costretto a scappare e a cambiare nome; una volta giunto a Siviglia intraprende la carriera militare come “dragone”. Un giorno Don José incontra Carmen, lavoratrice di una fabbrica di sigari che lui deve sorvegliare. Poche ore dopo la loro conoscenza, Don José è costretto ad arrestare Carmen per aver ferito un suo collega durante un litigio; la donna riesce però a sedurlo e a convincerlo a lasciarla libera in cambio del suo amore. Come punizione per aver fatto scappare la prigioniera, Don José passa un mese in prigione. A seguito di questa prigionia, Carmen e Don José intrattengono una breve relazione. La gelosia fa sì che Don José uccida un suo superiore; per questo viene costretto ad abbandonare l’arma e diventa criminale nella stessa banda di cui fa parte Carmen. E’ qui che apprende che Carmen è sposata, e per gelosia uccide anche suo marito. Dopodiché i due si sposano; Don José vorrebbe cambiare vita, ma Carmen non la pensa come lui e si sente troppo oppressa dalla sua gelosia; i litigi tra i due si fanno sempre più violenti, finché un giorno Don José non scopre che Carmen ha una relazione con un picador di nome Lucas. Le parla per convincerla a seguirlo in America e cominciare una nuova vita, ma Carmen gli confessa di non amarlo più. Don José estrae il suo coltello, vuole farle paura e vuole che lei gli chieda pietà; ma Carmen per tutta risposta gli getta addosso l’anello che lui le aveva regalato e Don José la uccide.

4. Questa parte è composta da appunti sugli usi e i costumi degli zingari.

L'opera di Bizet è basata sulla terza parte del racconto di Mérimée, ma ne tralascia molti elementi, ad esempio la parte che riguarda il marito di Carmen. Alcuni ruoli minori sono approfonditi, soprattutto quello di Lucas, che viene ribattezzato Escamillo e promosso a matador. Per le esigenze musicali e teatrali proprie del genere, l’opera ha la necessità di introdurre nuovi personaggi e creare equilibrio tra le parti. Ecco che compare il personaggio di Micaela, la donna-angelo innamorata di Don José che cercherà in tutti i modi di riportarlo alla giusta via, ma l’incontro con Carmen modificherà i suoi piani. Un altro elemento interessante dell’opera è che Carmen riesce a predire la sua morte leggendo le carte e preannunciando il suo destino.

La prima rappresentazione dell’opera avviene il 3 Marzo 1875 e viene accolta molto freddamente. Il pubblico e i critici furono scioccati dalle crude tematiche mostrate al pubblico così realisticamente e dalle ardite scelte musicali – infatti G. Bizet dovette anche scontrarsi con i membri dell’orchestra dell’Opéra-Comique, che trovavano difficile eseguire la partitura, e dei cantanti che non erano abituati a muoversi così tanto sulla scena – e l’opera viene quindi giudicata immorale. G. Bizet difese in maniera convinta la sua Carmen ma l’insuccesso lo deluse molto, tanto da contribuire al peggioramento della sua salute e portarlo alla morte il 3 Giugno del 1875, a soli 36 anni.

Di lì a poco, l’opera di Bizet riscosse il suo meritato successo. Carmen, riadattata sostituendo le parti dialogate con i recitativi, fu rappresentata a Vienna il 23 ottobre 1875 riscuotendo il favore del pubblico, dell’orchestra e dei cantanti. Iniziò così la sua ascesa che vide tra i suoi ammiratori Friedrich Nietzsche, Richard Wagner, Pëtr Il’ič Čajkovskij, Giacomo Puccini, Johannes Brahms e più tardi il giovane Sigmund Freud.

Fu proprio quel suo peccaminoso realismo a renderla un’opera d’avanguardia, aprendo al verismo, ai fatti di cronaca e a personaggi dotati di complessità psicologica.

Uno dei registi italiani più apprezzati al mondo, Franco Zeffirelli, ama Bizet, ma ancora di più è affascinato dal personaggio di Carmen. Egli si trova d’accordo con il direttore Carlos Keiber nel pensare che “Bizet non aveva scritto un’aria d’entrata per Carmen, e concepiva l’ingresso della protagonista come l’aveva raccontato Mérimée: una sorta di selvaggio gatto nero che attraversa la strada per scomparire immediatamente. Un’apparizione inquietante, insomma, folgorante.”

Alcune delle arie dell’opera sono talmente celebri e conosciuta da essere immediatamente riconoscibili. Di seguito l’interpretazione dell’Habanera di Anna Caterina Antonacci (The Royal Opera House):

Personalmente, è la parte finale dell’Opera quella che pizzica le corde delle mie emozioni. Quando Carmen con tanto orgoglio sfida Don José lo fa andando consapevolmente verso la morte, costituendosi per il valore che lei ritiene imprescindibile: la libertà. E’ qui che G. Bizet riesce tramite la musica a far comprendere all’ascoltatore e allo spettatore che qualcosa di terribile sta per accadere ma allo stesso tempo che la donna di cui ci si è un po’ tutti innamorati è forte e sicura di ciò che sta per fare:


di Virginia Clerico

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