ANTONELLA FRONTANI: Guardarle ridere infonde gioia, sentirle cantare emoziona…
Le giovani muse che compongono l’Ensembe Vocale Polimnia, dopo aver completato un percorso di studi durato dieci anni all’interno del coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino, sono diventate artiste che incantano le platee.
È stato il Maestro Claudio Fenoglio a credere nella portata di questa operazione. È stato lui a sentire per primo l’esigenza di amministrare, sostenere e promuovere un patrimonio artistico così prezioso che le grandi istituzioni, come i teatri d’opera, mettono in luce. Il coro di voci bianche accoglie i bambini offrendogli una grande opportunità: incontrare la musica. Occuparsene dopo, vuol dire non disperderne l’entusiasmo e il talento.
Explorer Channel, nuovo canale di Sky, ha scelto di dedicare un’intera puntata a Polimnia per raccontare un percorso così virtuoso e appassionante. Nell’ambito di un programma televisivo nato per narrare fatti, luoghi e personaggi di ogni territorio, Polimnia rappresenta un progetto dalla forte valenza sociale, nato per dare spazio e vigore alle idee, per accogliere il talento ma anche per favorire l’incontro con la popolazione oltre i confini di un teatro. Quando la cultura arriva ovunque, assolve finalmente alla sua funzione e il miracolo si compie.
Intervistare le giovani artiste che compongono Polimnia mi ha trasmesso l’entusiasmo che le domina e il senso di disciplina che governa il loro percorso. Ho percepito quel forte legame che le unisce e che sul palcoscenico le rende un’unica voce. I loro racconti, i sogni che coltivano, la paura che a volte le attanaglia per il futuro fanno parte del loro mondo di ragazze che il senso di disciplina, mista all’amore per la musica, hanno trasformato in artiste complete in grado di affrontare le grandi partiture. Bello scoprire che il loro repertorio è nato per dare spazio anche alle nuove composizioni di musica classica e contemporanea e che Polimnia diventa la casa anche per giovani compositori.
È il fascino che sprigiona la potenza della musica, oltre ogni confine…
BEATRICE COZZULA: Ciao a tutti, sono Beatrice e sono una componente dell’ensemble! Oggi voglio raccontarvi di un’esperienza molto particolare alla quale io e le mie compagne abbiamo avuto il piacere di partecipare: l’intervista con Antonella Frontani, andata in onda su Sky Explorer questo marzo.
Noi ragazze siamo state catapultate in un mondo totalmente diverso rispetto a quello in cui siamo cresciute: siamo passate dall’ambiente teatrale a quello televisivo. Ognuna di noi conserva nel cuore gli insegnamenti e le conoscenze acquisite negli anni trascorsi in teatro, dove vigono sovrani studio, disciplina e costanza. Elementi questi fondamentali per una buona e soddisfacente riuscita di una qualsiasi esibizione, che si tratti di un concerto o della messa in scena di un’opera, in cui noi artisti abbiamo il compito non solo di dare il massimo delle nostre capacità, ma anzi di migliorarci volta per volta, in modo da creare sempre quell’atmosfera mistica ed oltre-tempo propria del teatro.
Molto diverso è il mondo della televisione e in particolare quello dell’intervista in cui noi ragazze ci siamo raccontate e messe in gioco una ad una. Visto da fuori può sembrare un normale colloquio informale, ma quello che non sapete è quanto sia stato complesso arrivare a quel tipo di prodotto finale.
L’intervista si è svolta in metà giornata: il primo momento è servito alla preparazione del set con telecamere, microfoni, cavi, luci; al posizionamento in “scena” per calcolare le varie inquadrature e posizioni; al ripasso delle risposte da dare successivamente nella registrazione; al momento del “trucco e parrucco”. Il secondo momento riguarda invece l’intera durata della registrazione dell’intervista, nella quale noi ragazze abbiamo dovuto prestare accortezza ad ogni singolo movimento: dovete sapere infatti che anche un piccolo tintinnio di un braccialetto può provocare una grande fonte di disturbo audio. Ma anche rumori esterni possono sporcare la registrazione: ad esempio alcune di noi hanno dovuto spezzare il proprio discorso e riprenderlo in un secondo momento, perché si sentiva in sottofondo il rumore di un aereo. Oltre a questo, i ritmi si sono dilatati molto anche per esigenze tecniche e registiche ed è stato impegnativo mantenere la concentrazione e la naturalezza caratteristica di un dialogo-intervista. Altrettanto difficile è stato raccontarsi ed esporsi con “l’occhio” della telecamera puntato su di sé: in quel momento sei concentrato nell’ esprimere al meglio i concetti e allo stesso tempo hai il pensiero di come stai apparendo e inizi a chiederti se abbia davvero senso quello che stai esponendo o se sembri più un flusso di coscienza incomprensibile agli ascoltatori.
È stata un’esperienza divertente, esilarante e certamente unica. Personalmente ho provato una grande emozione anche quando è andata in onda la puntata con l’intervista e ho potuto rivedermi: è una sensazione molto strana, poche volte nella vita capita di poter rivivere i momenti, anche se virtualmente, e soprattutto rendersi conto di come si appare visti da fuori, anche se con dei “filtri” dovuti al contesto.
di Antonella Frontani e Beatrice Cozzula
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