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Immagine del redattorePolimnia

Piacere, Anita!


Ciao a tutti, sono Anita. Non è facile raccontarsi ed esprimere a parole qualcosa che per me è sempre stato naturale e innato, ma ci proverò. Anche, e soprattutto, per non darlo mai per scontato.

Non ho molti ricordi di me da bambina, ma una cosa la ricordo molto bene: lo xilofono colorato che mi fu regalato a due anni insieme ad un triangolino e delle nacchere. Ero una bambina molto vivace, e forse i momenti in cui suonavo i miei strumentini erano gli unici in cui stavo tranquilla. Eppure, lo xilofono di esattamente un’ottava ha permesso di farmi scoprire un mondo nuovo, quello da cui ancora oggi non voglio separarmi. Quando sentivo un suono, per un effetto incredibilmente sinestetico, vedevo dentro di me il colore che corrispondeva alla nota sullo xilofono, che sapevo riconoscere perfettamente. Dopo qualche anno ho capito che questo meccanismo era l’orecchio assoluto, e, incredibilmente, ancora oggi, quando sento un suono vedo quei colori specifici, anche nelle loro sfumature, se sono alterate o differenti di qualche Hz. Dopo pochi mesi dopo aver ricevuto quei regali mi sono avvicinata al pianoforte e, soprattutto, al canto, che ha svolto un ruolo molto importante per me: ho iniziato a parlare un po’ più tardi degli altri bambini (ma state tranquilli – negli anni ho recuperato), ma in compenso, le parole che normalmente nel parlato non riuscivo a pronunciare, cantando uscivano perfettamente.

Ho proseguito il mio percorso musicale, come le altre ragazze di Polimnia, entrando a 8 anni nel coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino, sotto la guida del M° Fenoglio. Finalmente ho conosciuto l’opera lirica da vicino, da cui, ancora oggi, non riesco ad allontanarmi. È difficile spiegare cos’è che mi attiri così tanto, ma se dovessi utilizzare un unico termine direi completezza. Perché molto spesso, quando sento un’orchestra o un coro, dentro di me sento la sensazione che sia tutto al proprio posto, ordinato e completo. E, quando sono io a far parte del coro, mi sento parte di un unico corpo volto solo a far emozionare chiunque lo possa udire.

Oggi mi accingo a terminare il mio percorso triennale di canto in Conservatorio, e posso dire con orgoglio che non riesco più ad immaginare un mondo in cui io abbia preso una strada differente: nonostante siano passati tanti anni e ci siano stati molti ostacoli che hanno reso più difficile il mio percorso, esattamente come quando ero bambina il canto è il mezzo tramite il quale riesco ad esprimere al meglio me stessa. L’unica differenza è che una volta non riuscivo a far uscire le parole; oggi, invece, ad uscire al meglio tramite la mia voce sono le emozioni che voglio comunicare.

Spero di proseguire in questo percorso con grinta e passione, e di riuscire a far arrivare sempre una parte di me a chi mi ascolta, indipendentemente dal ruolo interpretato.

A dimostrazione di ciò, consiglio l’ascolto del finale de Le Nozze di Figaro: mi stupisce sempre il fatto che i sentimenti di ciascun personaggio mi diano quella sensazione di completezza, senza tuttavia la necessità di inserire troppe note alla melodia, che risulta minimale ma molto d’effetto.



di Anita Maiocco

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