L’inverno sta arrivando, le luci natalizie illuminano le strade e i camini accesi riscaldano le case.
Questa ambientazione senza tempo ha ispirato il genio di molti artisti, due in particolare di cui voglio parlarvi, Giacomo Puccini e Jonathan Larson, che a distanza di un secolo hanno raccontato una storia universale di amicizia, amori e difficoltà.
Forse il secondo nome non vi è noto, ma se avete sentito nominare o avete visto l’acclamato Tick, Tick… BOOM!, saprete che si tratta proprio dell’adattamento cinematografico dell’omonimo musical, in cui Jonathan Larson racconta in maniera autobiografica la vita di un compositore in crisi alla soglia dei trent’anni, angosciato da una carriera che sembra non voler decollare.
Nel 1896 al Teatro Regio di Torino, Giacomo Puccini inaugurò La bohème, opera liberamente ispirata al romanzo di Henri Murger, Scènes de la vie de bohème. I temi narrati non erano certo estranei al compositore: artisti che vivono di stenti, amori, tradimenti, il tutto incorniciato da una Parigi degli anni quaranta dell’Ottocento, emblema e culla delle espressioni artistiche del tempo.
Esattamente cento anni dopo Jonathan Larson, ambienta nell’East Village newyorkese, il musical Rent, storia di un gruppo di amici squattrinati, in lotta contro il tempo per lasciare un segno attraverso la propria arte.
Infatti quella che era nel dramma di Puccini la tubercolosi, è in Rent la piaga dell’AIDS, malattia che affligge alcuni dei protagonisti.
I parallelismi tra questi due capolavori sono molteplici, dall’ingresso in scena di Mimì (Di grazia, mi si è spento il lume…/Light my candle) al celebre Valzer di Musetta che in Rent si trasforma nel Tango di Maureen.
Così come Puccini fu fortemente ispirato dalla rivoluzione musicale di Wagner, Larson prese spunto da talenti come Billie Joel e Elton John per scrivere un rock musical totalmente innovativo che ancora oggi è fonte di ispirazione per i compositori di Broadway.
di Emma Bruno
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